La quota di famiglie italiane con un mutuo spazia, stando ai dati aggiornati alla fine della prima metà dell’anno, fra il 10% del Sud e il 17% del Nord Ovest.
Ma soprattutto i mutui rappresentano la passività più rilevante nei bilanci familiari.
Basti pensare che sul reddito disponibile dei nuclei rappresentano da un minimo del 25,4% in riferimento ai residenti del Mezzogiorno al massimo del 37,3% nel Centro Italia.
Questo racconta la sezione specifica sui mutui del volume “L’economia delle regioni italiane” di Banca d’Italia, la consueta analisi d’autunno degli esperti di Via Nazionale sulle macro-aree territoriali, che MF-Milano Finanza ha potuto visionare in anteprima e che verrà pubblicata oggi.
Un aspetto, di certo non trascurabile, differenzia l’edizione 2023 da quelle quantomeno degli ultimi 10 anni: è la prima delle periodiche collane di Bankitalia finalizzata sotto la guida del neo-governatore, Fabio Panetta, che è subentrato neanche una settimana fa al suo predecessore, Ignazio Visco, in carica dal 2011.
L’impennata del costo dei finanziamenti e dunque il ridimensionamento del differenziale tra tassi fissi e variabili ha accentuato la preferenza delle famiglie per i primi, per limitare l’esposizione al rischio.
D’altronde l’Euribor a tre mesi, uno dei parametri più diffusi per l’indicizzazione dei tassi applicati ai mutui, è salito al 4,1% tra giugno del 2021 e del 2023.
Di conseguenza la variazione a livello nazionale della rata mediana mensile dei mutui nell’arco di questi due anni è stata del 47%, in modo pressoché omogeneo tra le diverse aree dello Stivale.
Mentre in termini prettamente monetari, la variazione si è collocata fra i 245 euro del Sud e delle Isole e i 276 euro del Centro.
Tale maggiore onere in capo agli italiani ha rappresentato circa l’8% del reddito mensile disponibile mediano delle famiglie italiane indebitate.
Incidenza leggermente più elevata (9%) nelle regioni meridionali.
Non può stupire che la quota di mutui in essere a tasso variabile, che aveva raggiunto il valore massimo nel 2014 (74,3%) sia giunta al 36,1% alla fine di giugno, come si legge nel Report di Bankitalia.
L’incidenza dei contratti a tassi variabile resta superiore alla media nazionale nelle regioni del Nord Italia, mentre, al contrario, la preferenza per i mutui a tasso fisso è più netta al Mezzogiorno.
Le differenze territoriali in tema di mutui non si fermano qui.
Il Centro si caratterizza per gli importi originari e residui più elevati (rispettivamente 120mila e quasi 90mila euro), riflettendo un livello dei prezzi immobiliari mediamente superiore alle altre macro-aree.
Al contrario gli importi sono inferiori alla media nelle regioni del Sud.
Allo stesso tempo, la rata mensile mediana del Nord Est è vicina a quella del Centro (circa 600 euro) e maggiore di oltre 50 euro a quella del Meridione.
Invece la durata media dei mutui in essere, sia originaria (circa 25 anni) sia residua (prossima a 19), è equiparabile tra le varie aree geografiche d’Italia.
Nell’ultima riunione la Bce ha deciso di mantenere invariati i tassi di interesse al 4,5%, interrompendo il ciclo di inasprimento più lungo della sua storia di fronte ai segnali di rallentamento dell’economia europea.
L’impatto del rincaro del costo del denaro è risultato particolarmente significativo per i debitori in Italia e quello dei mutui è stato uno dei capitoli più spinosi.
Fonte: www.ripartelitalia.it