Di Alessandro Albano
Investing.com – Non sono stati digeriti i commenti su Credit Suisse (NYSE:CS). Si è dimesso infatti il presidente della Saudi National Bank Ammar Al Khudairy, accusato di aver messo l’istituto elvetico sotto l’occhio ciclone affermando che la banca Saudita non avrebbe contributo ad una nuova richiesta di capitale da parte di CS. Al suo posto entrerà in carica l’amministratore delegato della banca saudita Saeed Mohammed Al Ghamdi.
Frasi che hanno alimentato le preoccupazioni sui coefficienti di liquidità di Credit Suisse, sfociati nel giro di qualche giorno in una forte svendita azionaria e nel panico generale per l’importanza sistemica del credito svizzero.
Riassumendo, dopo un weekend di colloqui non stop per salvare il colosso di Zurigo, la banca centrale e le autorità svizzere hanno di fatto forzato UBS ad acquisire CS per 3,24 miliardi dollari su una capitalizzazione di mercato di circa 8 miliardi, azzerando il valore di circa 16 miliardi di bond subordinati AT1.
Una mossa, questa, criticata dalle autorità europee visto che, teoricamente, sono gli azionisti ad assorbire per primi le perdite di un collasso bancario e non i bondholder. Ma con i sauditi che posseggono il 9,9% del capitale dell’istituto, le autorità svizzere avrebbero preferito non irritare ulteriormente i Sauditi che, in caso di uscita dal capitale, avrebbero potuto causare il definitivo collasso del Credit Suisse e quel punto una vera crisi bancaria internazionale.
Ricordiamo che la Saudi National Bank è entrata con il 9,9% nel capitale di CS dopo aver partecipato all’aumento di capitale con una quota di 1,4 miliardi di franchi su un totale di 4 miliardi di franchi elvetici. La SNB detiene inoltre il 37% del fondo sovrano saudita.
Fonte: www.investing.com